Science for diplomacy secondo il SESAME: la prossima Marie Curie vive in Medio Oriente.

Cosa hanno in comune Cipro, Egitto, Iran, Israele, Giordania, Pakistan, i territori palestinesi e la Turchia?

Disimparate i pregiudizi.

Guardate oltre alla politica dei conflitti, c’è bisogno di nuovi occhi e scoprirete la diplomazia fatta attraverso la ricerca scientifica. Il fattore in comune si chiama SESAME (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East), si tratta di un acceleratore di particelle per lo studio delle luci sincrotrone sul modello del CERN di Ginevra, insomma, è principalmente uno studio che parte dalla fisica nucleare e no, un reattore nucleare in Medio Oriente non significa costruire una bomba atomica, ci si occupa piuttosto di applicazioni per diagnosi per immagini e studio dei tumori, tecnologie per datare reperti archeologici, produzione di chip per computer.

L’obiettivo? Perché lasciare che i ricercatori in Medio Oriente debbano per forza emigrare in Europa e negli Stati Uniti per fare ricerca? Perché non creare opportunità in Medio Oriente? L’area del mondo in cui tra l’altro vivono pià donne laureate in materie STEM.

Ma come fare se Israele è l’unica nazione dell’area con istituti di ricerca validi ma inaccessibili alla maggior parte dei passaporti della zona (Iran in primis)? È nato così il SESAME ad Allam, in Giordania, una nazione relativamente più stabile e accessibile sia dai paesi arabi sia sicura per gli israeliani (che nel 1995 firmarono l’accordo di pace tra Israele e Giordania). Ecco cosa ha permesso a Eliezer Rabinovici, fisico teorico della Hebrew University di Gerusalemme di essere vice direttore del SESAME e poter così interagire con i ricercatori arabi, turchi e persiani.

L’idea fu partorita già negli anni ‘80 dal Premio Nobel per la Fisica Abdus Salam, ben noto in italia per aver fondato a Trieste il Centro Internazionale per la Fisica Teorica.

Il modello svizzero della science for diplomacy è quindi realtà anche in Medio Oriente.

Per ingrandire: https://www.sesame.org.jo/sites/default/files/images/Brochures/SESAME_X-rays_for_Industry_Brochure.pdf

Aggiungeteci che c’è molta Italia. L’Istituito Elettra Sincrotone di Trieste è il portabandiera di questa partnership dove l’Europa ha investito molto. L’Istituto di Trieste ha contribuito prima con Giorgio Paolucci (qui una sua intervista), poi con Andrea Lausi (2020), direttori dell’Istituto inaugurato ufficialmente nel maggio del 2017 dopo un’ideazione e crescita diplomatica nata nel 1995, le partnership europee sono state rese possibili anche grazie ai fondi europei Horizon

Andrea Lausi
Giorgio Paolucci

Il contributo italiano al progetto è di 3.5 milioni di euro stanziati dal MIUR e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare in cooperazione con l’Elettra Sincrotone. L’UE ha contribuito per 100 milioni di dollari per la costruzione del Sesame e ogni anno gli stati membri vesano qualcosa come 900,000 dollari, 50,000 dollari è il contributo dei territori palestinesi mentre l’Iran non riesce a versare quote a causa delle sanzioni internazionali.

Nella ricerca i fondi non sono mai abbastanza. Eppur si muove.

Il progetto ha anche un’ottica di riduzione dei costi della ricerca: il SESAME funziona su un parco a energia solare di 6 megawatt di pannelli solari che permettono di risparmiare sui costi di produzione di energia: il risparmio è di 100.000 dollari al mese sui costi dell’energia elettrica.

 Ma parliamone da un altro punto di vista, quello che mi ha trasmesso la passione per questo progetto.

Nel 2018 ero in Giordania e ho conosciuto Emad. Nato a Gaza e naturalizzato giordano con una laurea in Fisica Nucleare alla Jordan University of Science and Technology di Irbid. I palestinesi in Giordania hanno sempre i profili migliori, respirano la responsabilità di una seconda vita. Avere un passaporto con visti di lavoro è tutto nella carriera di un laureato e lui conosce la Corea del Sud come l’Europa, dai convegni all’AIEA di Vienna a Trieste. Non capita tutti i giorni in Medio Oriente di viaggiare per il mondo e il lavoro nella ricerca è un grande riscatto. Un visto di lavoro per Schengen è un prestigio, ma l’orgoglio di poterlo fare in Giodania è ancora di più.

Sulla strada di Jerash mi presenta i suoi migliori amici e colleghi, un saudita fisico nucleare che ha studiato a Palermo e Khaled che mi sono ritrovata in aeroporto a Bologna per accompagnarlo a Trieste proprio all’Elettra Sincrotrone, lui che ha laurea eein dottorato in Geologia ad Atene. Khaled lavora al Ministero dell’Energia giordano e fa ricerca per Sesame, poter visitare Trieste è stata per lui un’ulteriore tappa nella sua carriera. Il prossimo sogno? Visitare Israele per lavoro e lasciare che il SESAME giordano cresca sempre di più.

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